… tenebrae eam non comprehenderunt
Gv 1,5)

Carissimi fratelli e sorelle, amici in Cristo e militanti,
sia Lodato Gesù Cristo, Ave Maria,
Oggi festeggiamo la nascita di Gesù bambino a Betlemme. Dopo un lungo vagare alla ricerca di un luogo che potesse ospitare la nascita del Salvatore, non si trovò che una mangiatoia, un ricovero per animali, un posto misero ed abietto; certamente non quello che si potrebbe pensare per la nascita del Re dei Re. Ora, se certamente è Dio ad aver scelto il posto più umile ed impensabile per confondere i superbi, rimane pur sempre vero l’atto del rifiuto ad ospitare il Signore che viene. Il Natale è certamente la festa che ricorda la pace di Cristo ma rappresenta altresì l’inizio della guerra tra Cristo che viene a salvare l’umanità ed il mondo che rifiuta tale venuta. Rifiuto quanto mai attuale in questi tempi “finali” in cui l’uomo si fregia di aver cacciato Dio da ogni attività umana. La Luce viene, ma il mondo non la riconosce, “et mundus eum non cognovit (Gv. 1, 10)”. Allo stesso modo oggi Cristo viene rifiutato. Sempre meno sono quelli disposti a portarne lo stendardo e chi intende farlo si trova isolato ed accerchiato a combattere contro un mondo fondato su principi diametralmente opposti.
Nonostante questo Cristo vuole incarnarsi e cerca continuamente anime generose che lo ospitino. La nascita di Cristo nella mangiatoia ci dice quale sia la caratteristica indispensabile perché Cristo venga ad abitare in noi: l’umiltà. Noi, attraverso il riconoscimento del nostro nulla di fronte a Dio e della nostra condizione di irrimediabile imperfezione, diventiamo la “mangiatoia”. La superbia è l’origine ultima del rifiuto di Dio ed alla base di quell’ottenebramento che impedisce di riconoscere la Luce e di mantenersi nella Luce. Infatti, per superbia cadono i cedri del libano (Ez, 31), alberi maestosi che cadono perché inorgoglititi per aver contemplato alla fine sé stessi al posto di Dio.
Dobbiamo quindi pregare la Vergine, prima creatura per umiltà, di venire in noi a partorire il bambinello e, come i pastori, dobbiamo rimanere in adorazione. E mai dobbiamo perdere questa consapevolezza della nostra piccolezza e rimanere in quel santo e sano timore di Dio il quale ci ricorda che, anche se avessimo gli onori del mondo o ancor più, se godessimo sublimi grazie di Dio, saremmo sempre l’asinello che porta in trionfo Gesù, intendendo con questo che tutta la gloria sarebbe Sua mentre noi dovremmo, come l’asinello, continuare a guardare bene in basso per non inciampare.
Questo lo spunto di meditazione e la raccomandazione – che in primis facciamo a noi stessi – che vogliamo offrirvi per questo Santo Natale, il secondo di Exsurge Christianitas: quello di coltivare sempre questa umiltà che sola può portarci alla vera adorazione. In tal modo saremo al riparo dalla tempesta che infuria fuori dalla mangiatoia e contemporaneamente ci ristoreremo ed affileremo le armi per la battaglia.
Umiltà ed adorazione sono infatti le armi più potenti per la lotta contro il demonio, quelle armi che lo stesso più teme ed ha più in odio. Per questo inevitabile è l’inimicizia con l’Immacolata, Colei che rappresenta l’essenza di queste qualità e che, con il suo fiat, ha fatto proprio ciò che satana non volle fare: sottomettersi al suo Creatore.
A tal proposito vogliamo proporvi le parole della Serva di Dio madre Maria Costanza Zauli, le quali così luminosamente ci riportano all’essenza e ci ricordano che, le qualità sopra riportate, sono anche quelle che permettono di impetrare l’aiuto divino in un momento storico in cui la dignità umana è così gravemente minacciata ed il progetto satanico di oscurare la Luce sembra arrivato al pieno compimento:
“In questo tempo di guerra, con maggiore insistenza dobbiamo far leva sull’infinita Misericordia divina per inclinare il Signore al perdono. L’adorazione del SS. Sacramento è uno dei mezzi più efficaci per ottenere questo.“[1]
“La Madonna ha confermato la grande potenza d’impetrazione di un’anima eucaristica pienamente abbandonata alla forza del divino amore. Immergiamo le stille del nostro quotidiano sacrificio nel gran calice della salvezza, per unire la nostra alla supplica di Gesù e, per Lui e con Lui, piegheremo il divin Padre ad intervenire per la salvezza della Chiesa e del mondo.”[2]
Quanto è quindi importante l’adorazione che trova nell’Eucarestia il suo oggetto prediletto e quanto diviene fondamentale perché sia possibile, in noi e fuori di noi, l’instaurazione dell’unica vera pace, la Pax Christi! Infatti,
“L’Eucaristia è il Sole della nostra vita spirituale. Dobbiamo saperci valere di Gesù Sacramentato per ascendere fino a toccare le vette della perfezione. Ci siamo resi conto della preziosità del dono che abbiamo a nostra disposizione? Si direbbe che l’esposizione solenne moltiplichi l’efficacia della Grazia, tanto sono forti gli effetti che ne risente l’anima allorché si trova sotto l’irradiazione dei raggi eucaristici. La solennità del culto che si presta a Gesù, vivente nell’Eucaristia, torna graditissima al Cuore divino, estremamente delicato e sensibile e – direi – profondamente umano nelle sue esigenze. Un fiore fresco, un lino finemente ornato, tutto quanto intorno al tabernacolo possa dimostrare l’amore delle sue creature, lo commuove, gli torna gradito. Non è forse rimasto con noi per unirsi ai nostri cuori, ricevere adeguato ricambio di amore e farci con Lui una cosa sola? Ma… quanto poco è compreso!
Lamenta di dover limitare l’elargizione delle sue grazie più che altro per l’ingratitudine con la quale si risponde al Suo dono.
Eppure, la Madonna prepara le vie al trionfo di Gesù. Già in Dio lo si vede risplendere, ma ritengo che, prima di vederne l’attuazione, sarà necessario un lungo periodo di anni, sì che noi potremo ammirarlo soltanto dalla Patria. Sarà un’era di ordine, di pace, di prosperità, di unione fraterna di carità fra tutti i popoli, quale mai si era veduta sulla faccia della terra. La penetrazione della vera devozione a Maria SS. orienterà gli animi verso il Sole Eucaristico; si moltiplicheranno i centri dell’adorazione ed i suoi potenti raggi finiranno col dissipare le tenebre e fare risplendere al mondo la luce trionfale del Regno della carità di Cristo Re. Allora, finalmente, la Redenzione avrà il suo coronamento e, secondo il primitivo disegno del Creatore, l’uomo potrà pregustare fin dall’esilio i gaudi della beatitudine. Una vita eucaristicamente vissuta non fa, infatti, gustare all’anima le più soavi dolcezze dell’unione con Dio? Gesù, nell’ora solenne dell’istituzione della SS. Eucaristia, nell’ultima Cena, mentre aveva aperto al suo sguardo profetico lo svolgersi di tutte le umane vicende fino alla fine dei secoli, mirava già con immenso trasporto al trionfo finale del suo Amore.
Quando verranno conosciuti i prodigi operati da Gesù Sacramentato, la devozione alla SS. Eucaristia si farà strada, ed anche nel suo annientamento eucaristico, il Signore riceverà la glorificazione che gli è dovuta. Tutto ciò che avviene è sapientemente ed amorosamente ordinato alla salvezza ed alla santificazione delle anime ed è particolarmente Gesù Sacramentato che, vero Capo della Chiesa e suo Sposo, la guida per la via regale che conduce ognuno dei suoi membri al fine ultimo. Gesù non vuole essere considerato un estraneo, ma il Fratello, l’Amico, lo Sposo. Vuole che si vada a Lui con la semplicità dei piccoli e che tutto gli si confidi, per poi abbandonarsi sul suo Cuore, in piena tranquillità. Egli riserva alle anime di fiducia immensi tesori di grazie e le incoraggia ad avvicinarsi, per scaricarsene le mani. Anela una perfetta fusione di palpiti, per poter immergere il nostro povero cuore, insieme al suo, nel seno del Padre.”[3]
Dopo queste parole edificanti, non possiamo che cogliere infine l’occasione, nell’augurare a tutte voi, anime oranti di Exsurge ed alle vostre famiglie un Santo Natale, per invitarvi ad aumentare, se possibile, le ore dedicate all’adorazione, in modo da avere una maggiore copertura del nostro calendario. Se infatti fino ad ora siamo riusciti, con l’aiuto dell’Immacolata, a garantire la copertura delle 24 ore per quel che riguarda il Santo Rosario, ciò non è ancora avvenuto per quel che riguarda l’altro pilastro, quello dell’adorazione. Il proponimento che vorremmo farci all’inizio di questo nuovo anno liturgico è quindi quello di consolidare il primo pilastro e di aumentare il secondo. Ma la messe è tanta e gli operai sono pochi. Vi chiediamo quindi di continuare a partecipare attivamente al progetto di Exsurge Christianitas e, per chi non l’ha ancora fatto, di iniziare ora! Nella consapevolezza che non vi è un’attività che oggi sia più importante di questa e che possa al contempo saziare le nostre anime e sanare le ferite dell’umanità:
“Potremmo chiederci: come rendere il nostro omaggio di adorazione, di compiacimento al Signore? Innanzi a Lui sacramentato, teniamoci immersi ed immedesimati nella luce del suo annientamento eucaristico, nel silenzio delle potenze, nel vuoto, nella sacra oscurità della fede.[4] Interamente abbandonati al suo amore, verremo da Lui associati alla sua stessa perfetta adorazione del Padre, a misura che ci lasceremo consumare dalla sacra fiamma della divina carità. Vera estasi d’amore adorante questa, che trasporta ed immette la piccola creatura negli abissi di Dio. In questo modo, l’omaggio dell’adorazione torna gradito così da piegare l’Altissimo a rispondervi con la più abbondante effusione delle sue grazie.”[5]
Sursum Corda, Ave Maria!
[1] Madre Maria Costanza Zauli – Adorazione – Ed a cura delle Ancelle Adoratrici del SS Sacramento pag. 49
[2] Ibid pag 65
[3] Ibid, pag 51-52
[4] Sul tema dell’oscurità della fede vi rimandiamo al nostro recente articolo “La notte oscura (che conduce a Dio)”
[5] Ibid, pag 49