Robert Billmaier era un giovane Sergente dell’Aeronautica Militare Americana, di stanza in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale.
Sentendo parlare molto di Padre Pio, da scettico che era, lui e un amico, incuriositi, decisero di andare a trovare “Il Frate delle Stigmate”, di cui ne avevano letto l’Articolo sul giornale militare “A Stelle e Strisce”.
Era il 1944 e si diceva, infatti, che un Sacerdote italiano, di nome Padre Pio, stesse attirando folle in una chiesa di San Giovanni Rotondo, perché portava sulle mani le Stigmate, cioè le Ferite di Cristo.
Diversi miracoli erano stati segnalati come risultato delle sue preghiere e si diceva, anche, che il Frate fosse in grado di prevedere eventi futuri ed elencare alle persone i loro peccati.
Il giovane Sergente così racconta: «Ero un diciannovenne cresciuto in ambiente cattolico, ma ero ancora in un’età in cui la curiosità e il dubbio mi pervadevano; per cui, in me, ho pensato: “Non è possibile quanto ho letto! Questo può essere una specie di spettacolo che qualcuno sta mettendo in scena”.
Pertanto lui e il suo amico, alquanto scettici, arrivarono a San Giovanni Rotondo per assistere alla Santa Messa del mattino.
Trovando la chiesa già piena, provarono ad accedere dal retro e, grazie all’amico che parlava italiano, furono inaspettatamente fatti entrare, dicendo loro di inginocchiarsi sui gradini dell’Altare.
Quando arrivò per Padre Pio il momento del “lavabo”, cioè di lavarsi le mani in preparazione alla Consacrazione, i due militari furono istruiti su come servire al Celebrante le ampolline contenenti l’acqua e il vino, nonché su come tenere la ciotola, in modo da poter ricevere l’acqua che sarebbe stata versata sulle dita del Celebrante, così come poi avvenne.
Solo durante le Preghiere della Consacrazione, che precedono la Santa Comunione, Billmaier notò che un paio di guanti neri, senza dita, erano stati rimossi dalle mani di Padre Pio.
Sotto ciascuno di essi vi era, a sua volta, un guanto bianco senza dita, che anch’esso fu rimosso.
Durante le Preghiere, il sangue cominciò a colare dalle ferite nelle mani del Santo Sacerdote.
Un Confratello, che assisteva Padre Pio, aveva una ciotola con dentro del cotone, che ogni tanto passava sulle ferite per asciugarle dal sangue.
Robert, durante tutta la Consacrazione, avvertì un intenso profumo e, dentro di sé, pensò quanto di seguito poi scrisse: “Io, lì per lì, credetti che qualcuno dei presenti si era messo addosso del forte profumo, ma la fragranza, proveniente da di Padre Pio, divenne sempre più intensa”.
Dopo la Santa Messa tutti i presenti ricevettero la Benedizione, per ritornare ognuno alle proprie destinazioni.
Terminata la Guerra, nella mente del Sergente Billmaier rimase sempre costante il ricordo di Padre Pio, per cui egli iniziò ad avere corrispondenza con il Convento di San Giovanni Rotondo e, successivamente, anche con il “Centro Nazionale pro Padre Pio”, a Barto, in Pennsylvania, negli Stati Uniti.
In seguito, per diversi, anni egli distribuì decine di volantini, che divulgavano in America la conoscenza del “Frate delle Stigmate”.
Inoltre Billmaier, per anni, ha fatto parte di un “Gruppo di Preghiera di Padre Pio” in Findlay, ma anche nella Chiesa di St. Michael, a Findlay.
L’ex Sergente Billmaier ha parlato spesso della conoscenza avuta con Padre Pio, concludendo sempre i suoi discorsi con queste parole: “Non desidero esagerare, poiché non è mia abitudine dire queste cose, ma non posso nemmeno nascondere il merito di aver avuto una tale esperienza con Padre Pio, in quanto egli, con le sue Stigmate, raffigura Cristo sulla Terra”.
Quando circa venti anni dopo il Sergente Billmaier subì un intervento chirurgico al ginocchio, egli chiese a Padre Pio di stare con lui prima che andasse sotto anestesia.
Così ricorda: “Quando mi sono svegliato, nella stanza vi era una dolce fragranza nell’aria, la stessa che avvertii tanti anni orsono, durante la Santa Messa celebrata da Padre Pio.
Ho così compreso, come allora, che il Santo Frate mi era stato davvero vicino e che, quindi, ero certo che il mio intervento sarebbe andato a lieto fine”.