Gesù è flagellato alla colonna
Punto III – I carnefici stanno attorno a Gesù come tanti vampiri ansiosi di togliergli il sangue. Il Salvatore è nudo, e per la vergogna, la più grande che sia stata provata, il sangue non gli è salito solo alla faccia, ma si è diffuso ovunque a fior di pelle, facendo arrossire tutto il corpo. Fin dai primi colpi la sua pelle delicata si lacera e quel sangue prezioso schizza fuori bagnando sia i flagelli che la colonna e spargendosi a terra.
Riflessione – Ora si può ben dire che si è avverata la profezia che aveva paragonato il corpo di Gesù ad una borsa e il sangue, che gli scorre nelle vene, ad una preziosa moneta che deve pagare il prezzo della redenzione del mondo; e quando quella borsa, cioè la sua santa umanità, sarà squarciata dalla furia dei colpi, ne uscirà la moneta sonante del suo sangue. Ecco quant’è preziosa la mia anima che vale quanto il sangue di un Dio! Ma io, in pratica, quanto valuto quest’anima, tanto onorata dalla sapienza divina? Ogni volta che pecco la vendo al demonio in cambio di una vanità, di un piacere mondano, di un nulla; e l’ho venduta tante volte. Devo invece stimarla come merita, visto che il Verbo di Dio si è incarnato ed è contento di patire tanto, fino a dare il suo sangue per redimerla.
Colloquio – Troppo spesso, Gesù mio, dimentico che un giorno dovrò rendere conto di ogni goccia di sangue che tu hai sparso per me. Mi viene l’angoscia se penso che allora vedrò chiaramente ciò che hai fatto tu per salvarmi ed io per dannarmi, quanto tu sei stato misericordioso ed io malvagio. Ma saperlo in quel giorno non mi servirà a niente, è adesso che ho bisogno di luce per vedere la mia vanità e per custodire gelosamente la mia anima, come fosse un tesoro inestimabile. Mio buon Gesù, per ricambiarti dovrei lottare fino al sangue contro le mie debolezze. Ma anche quando versassi tutto quello che mi scorre nelle vene, ti darei comunque ben poca cosa. Voglio darti, allora, la mia anima, che non è più mia, ma tua, perché l’hai comprata a caro prezzo; ti prometto di averne cura e di non macchiarla mai più col peccato.
Pratica – Mi pentirò di aver stimato poco la mia anima soprattutto perché, così facendo, ho stimato poco anche il sangue di Gesù.