Il contesto storico e un breve profilo personale dei tre pastorelli
Introduzione e contesto storico

Analizzare il contesto storico-culturale nel quale avvengono le apparizioni di Fatima è necessario per entrare nel cuore del loro messaggio spirituale e profetico. Esse si svolsero in Portogallo nel 1917 (precedute nel 1916 dalle apparizioni dell’Angelo), alla Cova da Iria, nei pressi di Fatima, dove i veggenti, tre umili bambini della vicina frazione di Aljustrel, portavano il gregge a pascolare. In quegli anni l’Europa era sconvolta da due eventi drammatici che avrebbero segnato la storia, anche futura, di tutto il mondo: la prima guerra mondiale e la rivoluzione russa che avrebbe portato il comunismo al potere. La conformazione geo-politica dell’Europa era già profondamente cambiata nel secolo precedente a causa del moti risorgimentali e il Cristianesimo veniva progressivamente sradicato dalla vita sociale e politica. Dal punto di vista culturale e filosofico non sottovalutiamo, poi, la diffusione all’interno del mondo cattolico, del modernismo frutto, come la stessa ideologia materialista marxista, delle idee illuministe che avevano caratterizzato la Rivoluzione Francese, e contro il quale la Chiesa aveva già intrapreso la sua battaglia (si veda ad esempio l’Enciclica Pascendi di Papa S. Pio X del 1907).
Ma per entrare ancor meglio nel messaggio di Fatima è necessario anche conoscere i veggenti, tre umili pastorelli: Lucia Dos Santos (10 anni all’epoca delle apparizioni) e i suoi cugini Francesco (9) e Giacinta Marto (7). I tre bambini vivevano in famiglie umili, ma ricche dal punto di vista della fede e conducevano una vita molto semplice: il lavoro quotidiano, i giochi semplici all’aria aperta tipici dei bambini di quell’età e fatti di sassolini, bottoni, carte e poco più, e poi qualche preghiera fatta insieme, le lezioni di dottrina in Chiesa dal parroco, ma anche fatte dalla mamma di Lucia in casa alla sera. Lucia aveva raccontato a tutti che quando andava via il sole arrivava la Madonna in cielo e accendeva prima la luce principale, la luna, dietro la quale si metteva Lei stessa, e poi le varie stelle che erano le lampade degli angeli. E i bambini così meravigliati la sera contemplavano il cielo … Questa educazione cristiana, pur nella sua semplicità, li portava ad avere già una certa sensibilità religiosa tanto che spesso tra di loro parlavano di Gesù e della Madonna. Tracciamo di seguito un breve profilo dei tre pastorelli prendendo spunto da una fonte autentica quali sono le Memorie di Suor Lucia.
Giacinta
Ciò che più colpisce di lei è l’impressionante capacità di offrire continuamente sacrifici per riparare alle offese che venivano fatte contro il Signore e la Madonna e per ottenere la conversione dei peccatori. Soprattutto dopo che la Madonna le fece vedere l’inferno e le indicibili sofferenze in cui si trovavano le anime dannate, prese davvero sul serio questo compito di pregare e offrire le proprie sofferenze, non solo quelle che la vita le poteva presentare come le persecuzioni e incomprensioni derivanti dall’incredulità circa la apparizioni, ma anche numerose e pesanti rinunce volontarie: non beveva se aveva molta sete e caldo, indossava una corda con tre nodi che le procurava delle ferite, ecc. Una volta la piccola raccontò a Lucia che la notte era stata tanto male, ma che aveva preferito non girarsi nel letto per non avere sollievo e poter offrire quel dolore.
Lucia racconta che Giacinta le disse che la Madonna era andata a trovarla e le aveva detto che se voleva convertire e salvare molti peccatori avrebbe dovuto soffrire molto, che sarebbe andata in un ospedale lontano dove, dopo molte sofferenze sarebbe morta da sola. Questa prospettiva la terrorizzava però accettò offrendo tutto al Signore, al Cuore Immacolato di Maria, per la conversione dei peccatori e per il Papa. Anche a Francesco moribondo rivolse queste parole: “porta tanti saluti al Signore e alla Madonna; dì loro che soffrirò tutto quello che vorranno per convertire i peccatori e riparare il Cuore Immacolato di Maria”. Gli ultimi mesi di vita della piccola Giacinta dipingono il quadro di un vero gigante di santità, rispetto al quale, probabilmente nemmeno riusciamo a renderci conto, di quanto siamo debitori. Il suo stato di salute veniva così descritto dal medico: “la fanciulla è scheletrica; le braccia sono di una magrezza impressionante; va consumandosi per la febbre; la tubercolosi, dopo un attacco di broncopolmonite e una pleurite purulenta, minaccia il debole corpicciolo”. Si rendeva persino conto che non avrebbe mai potuto ricevere la prima Comunione senza il corso di Catechismo, così quando Lucia tornava da Messa, le chiedeva di andare accanto a lei e poterla stringere perché dentro di lei c’era “Gesù nascosto”!
Nell’orfanotrofio di Lisbona (dove la piccola Giacinta venne trasferita prima di passare all’ospedale della stessa città), Madre Maria da Purificaçao Godinho, che l’assisteva, raccolse molte delle ultime parole della piccola che, per il loro contenuto, non potevano essere di una bambina così piccola. Ne ricordiamo alcune: “Le guerre non sono altro che il castigo per i peccati del mondo”; “La Madonna non può più trattenere il braccio del suo amato Figliuolo sul mondo”; “Bisogna far penitenza. Se si emendano, Nostro Signore risparmierà ancora il mondo; ma se non si emendano, verrà il castigo. Gesù è profondamente indignato …”; “I Sacerdoti devono occuparsi solo delle cose della Chiesa”; “Guai a quelli (governanti ndr) che perseguitano la Religione di Gesù”; “I peccati che portano più anime all’inferno sono i peccati della carne”; “Verranno certe mode che offenderanno molto Gesù”; “Le persone che servono Dio non devono seguire la moda. La Chiesa non ha mode. Gesù è sempre lo stesso”; “Gli uomini si perdono perché non pensano alla morte di Gesù e non fanno penitenza”; “Molti matrimoni non sono buoni, non piacciono a Gesù, non sono di Dio”; “Senza la Confessione non c’è salvezza”; “Essere pura nel corpo vuol dire custodire la castità. Ed essere pura nell’anima vuol dire non fare peccati: non guardare ciò che non si deve vedere, non rubare, non mentire mai, dire sempre la verità anche quando ci costa …”; “La Madonna non vuole che la gente parli in Chiesa”.
La Madre Godinho, che assistette all’intervento, racconta che dieci giorni prima di morire Giacinta fu operata senza che le si potesse fare l’anestesia totale (da tanto che era debilitata), ma solo parziale: le tolsero due costole e aveva una piaga nella quale poteva entrare una mano … Durante l’intervento la piccola non faceva che invocare la Madonna. La sera del 20 febbraio 1920 si sentì male, così chiamò il parroco che la confessò ma, nonostante l’insistenza della piccola, non ritenne di darle il viatico perché gli sembrò non essere così imminente la morte. Invece quella notte Giacinta morì senza essersi nemmeno mai comunicata.
Francesco
Era il più riservato dei tre, parlava pochissimo e spesso se ne stava da solo a pregare. Aveva una grande sensibilità d’animo e un naturale distacco dalle cose del mondo. A differenza della sorellina Giacinta, che a volte era anche irrequieta e capricciosa e che, come Lucia, amava la danza (passione dalla quale poi le due si liberarono non appena iniziarono le apparizioni comprendendo che poteva indurle a peccare di vanità o altro), lui era pacifico e accondiscendente e nelle piccole diatribe tra bambini preferiva darla vinta agli altri e ritirarsi per conto suo. Mentre Giacinta pregava tantissimo e offriva sacrifici per la conversione dei peccatori, il pensiero più frequente di Francesco era quello di consolare il Signore e la Madonna dalle offese che ricevevano. Dopo che la Madonna disse che lui e Giacinta sarebbero andati presto in Cielo, non si preoccupava più nemmeno di andare a scuola e preferiva passare il tempo in Chiesa davanti a “Gesù nascosto”. Le sue sofferenze per la malattia le offriva al Signore, sopportando il dolore con pazienza eroica. Suor Lucia racconta che nei suoi ultimi giorni, l’unico pensiero di Francesco era di poter confessare bene i propri peccati (addirittura chiese a lei e a Giacinta se venisse loro in mente un qualche suo peccato di cui magari poteva essersi dimenticato) e finalmente di poter ricevere Gesù nella Santa Comunione. Il 4 aprile 1919 appena prima di morire, fu premiato da una visione celeste ed esclamò: “Oh mamma mia, che bella luce quella lì, accanto alla nostra finestra” e dopo qualche istante: “adesso non vedo più …”, quindi spirò soavemente col viso illuminato da un dolce sorriso.
Lucia
Era la più grande dei tre per questo gli altri le riconoscevano una certa autorità. Era vivace, molto decisa, ad esempio riuscì caparbiamente ad ottenere, non senza l’aiuto della sua mamma, di poter ricevere la prima Comunione a soli sei anni perché, grazie anche all’insegnamento di quest’ultima, di dottrina ne sapeva di più anche dei bambini un po’ più grandi. E’ molto bello il ricordo che Suor Lucia fa della sua prima Comunione e della prima Confessione, il giorno precedente. Il Sacerdote, al termine della prima Confessione disse a Lucia: “Figlia mia, la tua anima è tempio dello Spirito Santo. Mantienila sempre pura, perché vi possa abitare con la Sua azione divina”. Ed ecco invece, le parole della sua mamma, il giorno della prima Comunione: “quando avrai avuto Gesù nel cuore, chiedi soprattutto al Signore che ti faccia santa”. Dopo la morte di Francesco e Giacinta, Lucia per volontà del nuovo Vescovo, avrebbe anche lei lasciato Fatima (nel 1921) per poi abbracciare la vita religiosa prima tra le Dorotee (1925) e poi nel Carmelo di Coimbra (1948). In seguito ebbe altre numerose apparizioni e rivelazioni private soprattutto incentrate sulla devozione al Cuore Immacolato di Maria. Lucia morì a 97 anni il 13 febbraio 2005.