Era il 29 Marzo, Domenica delle Palme del 1914 e, dalla sua Pietrelcina, il giovane Frate Sacerdote scriveva a Raffaelina Cerase, sua figlia spirituale, gravemente ammalata.
In questa lettera Padre Pio cerca di rassicurare Raffaelina, spiegando che il suo “stato sconvolgente di dolore e di angoscia non è castigo, ma prova di amore”; quindi la invita a “guardare l’avvenire con serena fiducia”, spiegandole che “la malattia non è una punizione, ma che deve invece aprire il cuore all’Azione dello Spirito Santo”.
Così Padre Pio ancora continua: «La tentazione è un segno fortissimo che Dio è unito con l’anima: “Cum ipso sum in tribulatione”.
Tutto ciò che si va aggirando di sconfortante nella vostra anima, quale sarebbe che Iddio vi punisca per le Comunioni e le Confessioni mal fatte, e per tutte le altre pratiche di pietà fatte distrattamente, credetemi, sono vere e pure tentazioni che dovete cacciare lungi da voi, poiché non è affatto vero che voi, in tutte queste cose, avete offeso Iddio, essendo stata riguardata e preservata da tali mancanze molto bene dalla vigile Grazia di Gesù.
Quando l’anima geme e teme di offendere Dio, non l’offende, poiché essa è lontanissima dal far peccato.
La Grazia Divina è sempre con voi, in quanto voi stessa siete cara al Signore.
Le ombre, i timori, le persuasioni contrarie sono “artifizi diabolici”, che dovete disprezzare in Nome di Gesù.
Non date ascolto a queste tentazioni: è ufficio dello “spirito maligno” far credere che la vostra vita passata sia stata tutta seminata di peccati.
Ascoltate me, piuttosto, quanto vi dico, poiché la stessa cosa dice lo Sposo delle anime nostre, in quanto il vostro presente stato è un effetto del vostro amore verso Dio e, nel medesimo tempo, anche una prova dell’impareggiabile Amore di Dio per voi.
Discacciate quindi codesti timori, diradate codeste ombre, le quali il demonio va addensando sull’anima vostra, per tormentarvi e allontanarvi, se fosse possibile, anche dalla Santa Comunione quotidiana.
Voi dite che diffidate dell’avvenire, ma sapete che il Signore è sempre con voi e che il “nemico” nostro nulla può contro chi ha deciso risoluto di essere tutto di Gesù?
Eppoi Dio non è buono e fedele, fino a non permettere che voi veniste oppressa più delle vostre forze?
Oh! figliuola dilettissima di Gesù, se fossimo in mano nostra, cadremmo sempre e mai resteremmo in piedi; perciò umiliatevi al pensiero dolcissimo che state sulle Braccia Divine di Gesù, Che è il più Buono dei padri e, come un pargoletto su quelle “materne Braccia”, dormite tranquilla, certa di essere guidata verso dove troverete il migliore vantaggio.
E non vi abbandonate mai a voi stessa; ogni fiducia ponetela solo in Dio; da Lui solo aspettatevi ogni forza e non desiderate soverchiamente di essere libera dal presente stato; lasciate che lo Spirito Santo operi in voi.
Abbandonatevi in tutti i Suoi trasporti e non temete.
Egli è tanto Sapiente, Soave e Discreto da causare solo che il bene.
Il vostro povero fra Pio».
Una sentita lettera di Padre Pio, che fa comprendere in pieno come intendere e interpretare “la croce, la sofferenza e il dolore”, rimanendo sempre fiduciosi nell’Aiuto Divino, in Dio Nostro Padre, l’Unico e il Solo che conosce a fondo le nostre debolezze, anche quando ci pervade il dolore, il timore e lo sconforto, non sapendo riconoscere che tutto, talvolta, può essere presente per il nostro vero bene.