Dal Calvario alla Santa Messa

In questo articolo proponiamo alcune riflessioni sulla S. Messa a partire da un prezioso libretto dal titolo “Vivere la Messa” (ed. S. Paolo, 2012) di Mons. Fulton Sheen, Vescovo statunitense (1895-1979) morto in concetto di santità

(nel 2008 è stata formalmente aperta a Roma la causa di beatificazione) nel quale si fa uno splendido parallelo tra le ultime sette parole di Gesù sulla Croce e le sette parti principali della Messa.

Il nostro auspicio è di suscitare una profonda meditazione su quali dovrebbero essere gli atteggiamenti esteriori e le disposizioni interiori con cui assistere alla S. Messa e il rispetto con cui si dovrebbero celebrare questi Divini Misteri.

Ovviamente qui ci si riferisce alla S. Messa di S. Pio V (o Tridentina), quella celebrata fino alla riforma liturgica del 1969 e che da questa si distingue non solo per la lingua latina, ma per tutta una serie di ritualità, gesti, silenzi, ecc. che la rendono, nella sua solennità e sacralità, certamente più fedele nell’esprimere il significato primario della S. Messa, quello del Sacrificio di Cristo che, in modo incruento ma reale, si rende presente sull’altare per per la nostra salvezza.

La “S. Messa di sempre” ha nutrito spiritualmente, per secoli, schiere di fedeli, generando migliaia di Santi. Rito che, grazie anche al Motu Proprio Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI (2007) ha ricevuto nuovo impulso a beneficio delle anime e per la maggior gloria di Dio e che suggeriamo di conoscere, soprattutto a chi non avesse ancora mai avuto la grazia di frequentarlo (a questo link si può consultare l’elenco dei luoghi in cui viene abitualmente celebrato: http://blog.messainlatino.it/p/elenco-messe-antiche-in-italia.html).

Ma veniamo all’approfondimento delle varie parti della S. Messa.

1)“Padre perdona loro…” – Confiteor. Nel Confesso chiediamo perdono dei nostri peccati. Gesù non aveva certo peccati, ma chiede perdono per le nostre colpe, di cui porta su di Sé il peso. Anche nell’estremo della sofferenza Egli ci giustifica davanti al Padre: perdonali perché non sanno quello che fanno! Questo non essere consapevoli è ciò che rende possibile la redenzione dell’uomo, a differenza degli angeli caduti i quali invece sapevano e conoscevano Dio perché lo vedevano… La maschera di dolore di Gesù ci rivela la bruttura del peccato, le pene che gli abbiamo inflitto, e ci invita al pentimento. Egli estende il potere del Suo perdono ai Suoi Sacerdoti nel confessionale, fonte della Vera Misericordia.

2)“Oggi sarai con me in Paradiso” – Offertorio. Con queste parole, che Gesù rivolge al buon ladrone crocifisso con Lui, mentre offriva Sé stesso al Padre come Ostia grande, Gesù unisce a Sé sulla patena della Croce la prima ostia piccola offerta nella Messa. Due sono i meriti del buon ladrone: saper riconoscere e pentirsi per le sue colpe, e la fede per aver riconosciuto Gesù come Figlio di Dio. Egli non chiede di scendere dalla croce, ma di essere perdonato, ha compreso che la vera vita non è questa, ma quella eterna: partecipando alla Croce, possiamo partecipare alla Resurrezione! Pane e vino rappresentano la sostanza della vita: ognuno di noi, piccola ostia, è chiamato a offrire le proprie sofferenze per partecipare alla missione redentrice di Cristo e completare, come dice S. Paolo, ciò che manca ai patimenti di Cristo (riferendosi non certo al Suo Corpo fisico che ha patito già tutto, ma al Corpo mistico – la Chiesa – alle sue membra, ciascuno di noi).  

3)“Ecco tua madre” – Sanctus. Così come Gesù, la Vittima per eccellenza, è Santo, anche noi per partecipare al Sacrificio, dobbiamo essere santi. Come fare? Gesù ci dà la via: mettersi sotto la protezione di Sua Madre. Noi siamo figli di Maria: Gesù sapeva che senza di Lei non potevamo raggiungere la santità. Ai piedi della Croce, Maria stava in piedi, già pronta al nostro servizio. Questo compito è gravoso: anche Lei vive la Passione. Il Suo Cuore di Madre è spezzato, ma resta Là e già intercede per noi: quando Gesù muore, umanamente non può fare più nulla, ma la Passione di Maria non è ancora finita. Il centurione trafigge il costato del Figlio, l’acqua e le ultime gocce di Sangue sono per Lei, La ricoprono e ne fanno la Mediatricedi ogni Grazia e della Divina Misericordia. Ecco perché è giusto chiamarla Corredentrice. Maria, ancora una volta rinnova il Suo Fiat alla Volontà di Dio che questa volta Le chiede di diventare la Madre dei crocifissori del Figlio Suo. E, ai piedi della Croce, Ella ci partorisce, questa volta nel dolore (a differenza del parto verginale di Gesù), come Suoi figli nell’ordine della grazia.    

4)“Perché mi hai abbandonato?”– Consacrazione. Il peccato è sempre separazione da Dio. Con questo grido Gesù, nell’ora delle tenebre, portando su di sé il peccato dell’uomo, giunge al punto di sentire il peso che l’anima prova quando perde Dio. Nella Passione c’è la separazione del Sangue dal Corpo di Cristo. Come avviene sul Calvario, così avviene nella Messa: questo è il mio Corpo! Questo è il mio Sangue! Non esiste niente di più solenne sulla terra che la Consacrazione! E’ un atto Divino. Il Sacerdote agisce “in persona Christi”, ma l’unico Sommo Sacerdote e vittima sacrificale è Gesù Cristo. La S. Messa non è ripetizione o ricordo di un fatto passato: è l’unico sacrificio del Calvario a cui ci è dato di partecipare. Sulla Croce Egli aspettava ciascuno di noi e nella S. Messa quest’attesa si compie. Anche ognuno di noi dovrebbe dire a Dio: questo è il mio corpo, la mia anima, la mia volontà, tutto me stesso: prendilo, consacralo, offrilo insieme al Tuo Figlio Gesù!

5)“Ho sete” – Santa Comunione. Gesù raggiunge la Comunione della Sua Messa in questo grido. Rifiuta quanto gli viene offerto da bere perché la Sua non è sete di acqua, ma di anime! Dio Onnipotente, bastante a Sé stesso, ha sete di noi! Che Mistero! Nella S. Comunione Egli vuole comunicarci la Sua vita divina. E’ l’Amore puro, disinteressato: perché quando Egli ci chiede di essere amato noi gli offriamo solo aceto e amarezze?

6)“Tutto è compiuto” – Ite, Missa est. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. L’Amore ha completato la Sua missione. E noi? Noi abbiamo questa vita per compiere ciò per cui siamo stati creati. Dobbiamo essere perseveranti fino alla fine come Gesù è rimasto sulla Croce fino alla fine. Così anche il prete deve rimanere sull’altare fino alla fine della Messa, non può scendere. Purtroppo a causa dell’architettura della maggior parte delle Chiese moderne e del “nuovo rito” post conciliare che lascia molti spazi alla “creatività” dei singoli Sacerdoti, spesso si rinuncia a segni e gesti che sono importantissimi perché rimandano a Verità fondamentali della nostra Fede e che rischiamo di perdere (pensiamo all’altare e al Sacerdote rivolto alla Croce piuttosto che al popolo, alla balaustre, al modo di ricevere la S. Comunione in ginocchio e in bocca piuttosto che in piedi e nelle mani, all’architettura verticale, solenne, austera, con la pianta a forma di Croce delle Chiese antiche rispetto a quella piatta e insignificante di quelle moderne, al canto gregoriano e classico polifonico rispetto a certe canzonette moderne, ecc. gli esempi sarebbero infiniti …). Non a caso Papa Benedetto XVI affermò che la crisi della Chiesa, oggi, deriva proprio dalla crisi della Liturgia!

7)“Padre, nelle Tue mani …” – Ultimo Vangelo (prologo di S. Giovanni). Purtroppo questa parte è stata persino eliminata nel “nuovo” rito post riforma liturgica del 1969, così come la recita, al termine della S. Messa, delle cosiddette preci leonine che comprendevano la nota preghiera a S. Michele Arcangelo che era stata introdotta appunto da Papa Leone XIII a seguito della visione di demoni che attaccavano la Chiesa, avuta dopo aver finito di celebrare la S. Messa nella cappella vaticana il 13 ottobre 1883 e durante la quale egli sentì la voce di Dio che permetteva al diavolo di tentare la Chiesa per cento anni, anche se non sarebbe riuscito a distruggerla. La fine della S. Messa riporta all’inizio, all’Incarnazione. Gesù torna al Padre che lo aveva inviato, così come, una volta deposto dalla Croce, Egli torna tra le braccia di Sua Madre, come nel giorno di Natale. Sommo Sacerdote, Egli lascia l’altare della Croce e torna nella Sua “sacrestia” del Paradiso, dalla quale era uscito per celebrare la Sua S. Messa nella vita terrena. Così ogni uomo, che nasce dalle mani di Dio, un giorno farà ritorno presso di Lui se avrà scelto di vivere per Lui e con Lui.

Siamo in questo mondo per partecipare alla S. Messa, offrire la nostra vita e ricevere i meriti di Gesù che ci permettono di salvarci. Deus Vult!

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