La Vicinanza e la Presenza degli Angeli

All’inizio del diciassettesimo secolo, “sbocciò” a Lima la vergine peruviana Santa Rosa, del Terz’ordine di San Domenico, che la Santa Madre Chiesa chiama “Il primo fiore di santità dell’America Meridionale”.
Prima di enunciare i rapporti che l’accomuna, in maniera del tutto singolare, al Santo Frate di Pietrelcina, è utile conoscere la sua famigliarità che aveva questa Santa con gli Angeli.
In effetti, tali suoi rapporti, furono messi in particolare risalto nel suo Processo di Canonizzazione, in quanto furono numerose le illuminazioni che la Santa peruviana ebbe dagli Spiriti Celesti.
Papa Clemente X così si espresse nei suoi riguardi con la Bolla che la fece salire sugli Altari: «Dio inviò il Suo Angelo, che camminava davanti a Rosa, che la custodiva visibilmente, per introdurla nel luogo ch’Egli le aveva preparato.
Ella aveva con Lui una familiarità così fiduciosa che non solamente era per lei un amico carissimo, ma anche un Messaggero e un Intermediario, ogni volta che lo Sposo Celeste tardava a mostrarSi».
Tra i vari fatti che testimoniano la presenza degli Angeli nella vita di Santa Rosa, si racconta che una notte, in cui si sentiva venir meno, ella lo inviò presso la nobile signora Maria de Ezategui, con la commissione di dirle ch’ella aveva bisogno di ricevere “un medicamento”; la pia donna, avvisata dall’Angelo, si affrettò a inviarglielo tramite un suo servo; la madre di Rosa fu testimone di tale prodigio, di cui sua figlia le diede la spiegazione per obbedienza».
Un’altra volta il suo Angelo, aprendo le porte davanti a lei, la riportò sana e salva in quella che lei considerava la sua cella, situata nel giardino della dimora materna.
Altri Angeli ancora ricevettero l’Ordine da Dio di vegliare su questa Vergine.
Si racconta inoltre che, grazie alle sue preghiere, gli Angeli abbiano protetto un Religioso, durante un viaggio pieno di pericoli, per poi pare abbandonarlo, in quanto questi non era più in grazia con Essi e, poiché al suo ritorno si lamentò con Rosa di tale abbandono, ella gliene diede il ampio motivo, entrando in dei dettagli così intimi che, evidentemente, a una tale distanza, ella non avrebbe mai potuto essere informata, se non da un Angelo, o dal Signore stesso».
Riguardo al rapporto tra Padre Pio e il suo ”Angiolino”, come così chiamava il suo Angelo Custode, esso è stato ancora più vivo, intenso e diretto.
San Pio da Pietrelcina, infatti, aveva la capacità di parlare non solo con il suo Angelo Custode, ma anche con altri Angeli Custodi.
Più di un testimone ha raccontato questo rapporto tra il Santo Frate Cappuccino e il Piccolo Messaggero Celeste, che sempre lo “accompagnava” nelle sue giornate.
Gli stessi compaesani ricordavano che, quando Padre Pio, appena ordinato Sacerdote, poiché era sempre malato non viveva in Convento, ma in una casa vicino a quella dei suoi genitori, notavano che egli, quando usciva, non chiudeva mai la porta a chiave e, a chi gli faceva notare che potevano entrarvi dei ladri, così rispondeva: «C’è l’Angiolino che fa la guardia alla mia casa».
Padre Pio, al termine delle sue lettere a persone amiche, in particolare anche ad alcuni Sacerdoti, i quali conoscevano bene le sue esperienze mistiche, scriveva immancabilmente: «Salutami il tuo Angiolino».
Con tale riferimento all’ “Angiolino”, Padre Pio, ovviamente, intendeva l’Angelo Custode che proteggeva il destinatario delle sue missive.
L’Angelo Custode era un richiamo costante nella vita di Padre Pio, tanto che, a chi andava a salutarlo, per poi intraprendere un viaggio o altro, così raccomandava: «L’Angelo di Dio ti accompagni»; oppure: «Che l’Angelo di Dio ti accompagni e ti apra le porte»; o ancora: «Che l’Angelo di Dio ti sia luce, aiuto, forza, conforto e guida».
A chi chiedeva a Padre Pio un aiuto, o un ricordo nelle sue preghiere, per qualche difficoltà particolare, egli gli rispondeva: «Quando hai bisogno mandami il tuo Angelo Custode»; mentre a chi gli replicava: «Ma lei sente veramente quello che le mando a dire con il mio Angelo Custode?», egli prontamente e sempre sorridente rispondeva: «E che, mi credi sordo?».
Padre Pio non si stancava mai di ripetere: «Dobbiamo essere devoti agli Angeli, dobbiamo invocarLi e pregarLi spesso».
Alcuni figli spirituali, alle volte mossi da una sana curiosità, chiedevano: «Padre, ma gli Angeli realmente ci sorridono?»; così subito egli rispondeva: «Sicuro, figlioli, sono nostri fratelli!».
In tali colloqui, alcuni intervenivano con domande più specifiche, come questa: «Padre, se erano in Paradiso, come fecero gli Angeli ribelli a peccare?»; Padre Pio, volenteroso di istruirli, rispondeva: «Essi non erano in Paradiso, ma in un altro Mondo; solo dopo la prova gli Angeli fedeli furono ammessi alla Visione Beatifica».
Una figlia spirituale un giorno gli chiese: «Padre, se dovessimo occupare i posti resi vuoti dagli angeli ribelli, per me ve ne sarà qualcuno?».
La risposta del Padre fu lapidaria: «Hai voglia quanti ce ne sono!».
Padre Pio ricordava sempre queste parole ai suoi figli spirituali: «Quando pecchiamo, mettiamo Dio fuori dalla nostra anima ed Egli, rispettando la nostra libertà, si allontana; ma comanda all’Angelo Custode che ci rimanga accanto, cosa che Egli, buon Servitore del Signore e anche nostro, compie fino alla nostra morte.
Se poi noi, nell’ultimo istante della nostra vita, decidiamo di rifiutare il Nostro Creatore per sempre, solo allora Egli ci lascia e ritorna in Paradiso».
Per Disposizione Divina, è risaputo che gli Angeli erano al servizio di Padre Pio per l’umana Redenzione; Essi gli portavano le ansie, le necessità, gli appelli che soprattutto i figli spirituali gli indirizzavano per mezzo loro.
Anche nel Confessionale, Padre Pio, sempre parlando dell’Angelo Custode, soleva spesso dire al penitente: «Egli è il tuo più grande amico e ti difende, anche quando hai torto marcio, pertanto invocaLo e faGli sempre buona compagnia!».
Tra le tante testimonianze, che maggiormente hanno avuto risalto su questo argomento, particolare è quella di Pia Garella, sua figlia spirituale.
Si racconta, infatti, che la mattina di un 20 Settembre, Anniversario delle Stimmate del Santo Frate, com’erano soliti fare i figli spirituali, ella volle inviargli un telegramma di Auguri a San Giovanni Rotondo, ma non trovò nessuno che glielo potesse spedire dal capoluogo piemontese.
Per tale motivo la signora era angustiata, quando, a un tratto, si ricordò di una raccomandazione che lo stesso Padre Pio, l’ultima volta che era stata da lui, le aveva fatto nell’atto di congedarla: «Quando hai bisogno mandami il tuo Angelo Custode».
Ella allora si raccolse per fare una fervente preghiera al suo Amico invisibile e concluse dicendo: «Angelo mio Custode, provvedi tu a recare i miei Auguri al Padre, giacché non mi è possibile mandarglieli in altro modo se non per mezzo Tuo».
Da lì a pochi giorni, giunse alla signora Pia una lettera da San Giovanni Rotondo, con la quale una sua conoscente, di nome Rosinella Piacentino, la informava che, alla fine della Confessione, il Padre l’aveva trattenuta per dirgli: «Scrivi alla signora Garella e dille così: “Padre Pio vi ringrazia degli auguri spirituali che gli avete mandato”».
Si può davvero concludere questa breve panoramica, con la certezza che gli Angeli hanno popolato non solo la Cella di Padre Pio, ma anche il Confessionale, l’Altare, la veranda e tutti i luoghi della sua quotidianità conventuale.
Di seguito viene riportata la Preghiera che Padre Pio rivolgeva, anche più volte al giorno, al suo Angelo Custode.
Anche se noi non vediamo il nostro Angelo Custode, come normalmente accadeva al Santo Frate di Pietrelcina, dovremmo cercare di sviluppare sempre più un rapporto diretto con l’Angelo, che protegge ogni istante la nostra vita, nonché l’anima dal peccato, per condurci vittoriosi verso la Patria Celeste. PREGHIERA
Angelo di Dio, mio fedele Guardiano, a cui mi affida la Bontà del Padre Celeste, illuminami, proteggimi e guidami, adesso e per sempre.
Amen.
(Gloria al Padre …).

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