
“La salvezza della nostra civiltà si basa su un ritorno alla politica naturale ed alla religione soprannaturale”
L’intelligenza in pericolo di morte è la descrizione di un dramma: la crisi della civiltà contemporanea. Marcel de Corte tenta, di questo immenso dramma, una coraggiosa sintesi. Anzi, fa di più: ne prolunga il lento, inesorabile progredire, fino all’estremo limite di quella che si potrebbe definire una diagnosi clinica, toccando il male profondo che ha colpito l’intelligenza umana e la minaccia di morte. L’analisi e gli argomenti rivelano la loro forza liberatrice nell’appassionata denuncia dei Mass Media, strumenti condizionatori dell’uomo d’oggi che si crede tanto più autonomo e libero dei suoi predecessori, ed è invece succube di un potere nascosto. Disavvezzo a pensare col proprio cervello, egli preferisce pigramente l’illusione alla realtà, quindi non è più capace di conoscere Dio, da cui ogni realtà deriva.
Colpito, esautorato nell’intelligenza, che è la sede di ogni libertà, è esposto ai pericoli di qualsiasi propaganda di pochi “eletti” manovratori; vi è tanto abituato che non vede come le parole che gli vengono quotidianamente imbandite non coincidono con la realtà in cui si muove. Marcel de Corte, pertanto, non teme di dire: «Il nostro mondo è così poco materialista da essere, da capo a fondo, fin nelle sue turpitudini, perfino nel suo erotismo, una costruzione mentale».
Ecco la triste sorte dell’Uomo contemporaneo, che vive nell’illusione più terminale mentre si crede padrone dell’Universo, affetto com’è da una grave forma di dismisura… Purtroppo, ogni dismisura porta in sé stessa il proprio inevitabile castigo.
Per de Corte, infine, come attentato più grave tra tutti, mai si misureranno adeguatamente le conseguenze per la Chiesa e per l’umanità di quella catastrofe che si formò in seno al Concilio Vaticano II, voluta da “una gang di Padri dall’intelligenza senza bussola”. Qualcosa che il pensatore belga chiama “una mortale mutazione”.
Il presente capolavoro di Marcel de Corte non è solo un energico, dolente avvertimento, ma anche un atto di coraggio che comunica un salutare vigore a chi legge. Per grande che sia l’amarezza della denuncia, le verità inalterabili che la ispirano fanno sentire in ogni pagina la loro vivificante presenza, e questo è già più che una speranza.
Voce dell’autore estratta dal libro:
Oggi più che mai assistiamo ad una seconda colonizzazione, quella dell’anima, e ad una seconda industrializzazione, quella della mente, effettuate dai venditori d’informazione, di conoscenze, di nuova educazione. È a tutti gli effetti un’industria della lavorazione delle menti. Il mondo e l’uomo, così considerati, incitati dalla propaganda, sono prede che non possono più difendersi contro queste aggressioni dominatrici. Il sacro rappresentava un ostacolo contro il quale si spezza questa volontà di potenza, per questo bisognava distruggerlo, erigendo al suo posto la scienza positiva, che arriva solo al sensibile ed al misurabile, e «declergificando» il sacerdote, nell’abisso in cui ruzzola quando subordina la contemplazione all’azione. Così corrotte, tutte le cose, ed ogni essere umano si trovano ridotti allo stato di fango, pronti a prendere la forma che daranno loro i “dominatori”. È un abisso di iniquità, dove non v’è il più piccolo posto per l’intelligenza. Che anche nella Chiesa si sia arrivati a tanto, è indizio che la più alta facoltà dell’uomo è colpita alla radice. La fede vacilla perché l’intelligenza vacilla, e la ragione traballa perché, priva del suo nutrimento naturale, si contenta di succedanei, che l’idolo vuoto della falsa scienza e della propaganda dispensa instancabilmente per calmare il vuoto che ci circonda. Come animale da piccionaia, è questo che ormai aspetta e desidera l’uomo della società di massa: desidera che l’informazione gli comunichi direttive di pensiero e d’azione, un’ortodossia ed un’ortoprassia. Essendo incapace di agire e di capire la realtà autonomamente, di conseguenza si nutre di parole senza verificare se corrispondono alle realtà che significano. «Evoluzione» è una delle più efficaci, perché corrisponde ai bisogni di cambiamento, allo stato d’insoddisfazione continua dell’Io nei rapporti con se stesso. Tutta l’arte di governare si riduce in fin dei conti a questo, ovvero a cogliere l’avvenimento che permetterà al Governo di ingannare l’opinione pubblica in suo favore. In tal modo ottiene l’adesione che gli è necessaria e senza la quale crollerebbe. Il prezzo da pagarsi è la deformazione permanente dell’informazione, la menzogna che si insinua nell’avvenimento e lo traveste. In definitiva, dobbiamo pur concludere che la democrazia è essenzialmente privazione di quel bene che la condizione umana esige, e che è la vita in una società organica, nata dalle esigenze della natura perfezionate dall’intelligenza. È dunque il Male, è dunque la Morte. Questa è la mia denuncia del pericolo mortale che corre, nella nostra epoca di tenebre, lo spirito umano.
Con introduzione di d.Curzio Nitoglia
(264 pagine con bandelle)
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Marcel de Corte (1905-1994), nato a Genappe nel Brabante, si laureò in filosofia e lettere (Filologia Classica) all’Università di Bruxelles, nel 1928. Insegnò nell’Università di Santander, di Quebec e di Elisabethville. Dal 1949 è stato professore ordinario all’Università di Liège (di cui divenne anche rettore) fino al 1975. Convinto monarchico, autore di molti volumi, collaboratore di riviste e giornali in tutta l’Europa occidentale, viene considerato uno dei maggiori filosofi tomisti di lingua francese del ’900 ed uno dei migliori esponenti di un movimento tradizionale che sfida i cambiamenti sociali e le trasformazioni che a partire dalla rivoluzione francese hanno condotto alla società cosiddetta “moderna”. Per de Corte, egualitarismo, urbanizzazione, globalizzazione (e marxismo) sono tante manifestazioni di un’unica disgregazione morale ed intellettuale dell’uomo, che rifiutando la condizione naturale per la quale è stato creato, si incammina sulla via del suicidio. Spirito vigoroso, di grande lealtà intellettuale, ha penetrato, al lume della fede cattolica, i segreti del malessere che ha colpito la società odierna, ne ha rivelato i remoti princìpi, seguendone gli sviluppi fino ai giorni nostri. Muore a Tilff nel 1994.
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